“Il 10 % della popolazione mondiale femminile ha avuto un contatto con il virus dell’hpv human papilloma virus, si tratta di una percentuale molto alta” spiega Vincenzo Mondino, responsabile struttura semplice dipartimento malattie infettive Asl Vco dal 2017.
L’HPV, Human Papilloma Virus
è un’infezione molto diffusa ma altrettanto poco conosciuta: “L’informativa oggi riguardante l’HPV è piuttosto scadente; nel mio piccolo, intervengo quotidianamente con le mie pazienti con un costante lavoro di informazione visto che si tratta di un virus che colpisce tutte le fasce d’età” sottolinea Lorenzo Gaudiano, ginecologo di Domodossola con 50 anni di attività alle spalle.
Quanti di noi sanno esattamente di cosa si tratta, come si trasmette, quali sono i sintomi e le sue conseguenze?
Attraverso le voci di personale medico e sanitario abbiamo cercato di fare il punto e dare risposte a domande che chiunque dovrebbe porsi. Il Papilloma virus è uno dei tanti virus che colpisce l’uomo, la pericolosità sta nel fatto che una sua eventuale infezione può portare, sul lungo periodo, ad un aumento delle probabilità di sviluppare un tumore.
Questa correlazione fu stabilita nel 1976 da Harald Zur Hausen, Nobel per la medicina nel 2008: a lui il merito di aver scoperto la relazione tra infezioni da papilloma virus e cancro uterino. “Il papilloma virus contiene circa 300 virus, 80 dei quali colpiscono l’essere umano. Solamente una decina di questi sono responsabili di lesioni del tessuto, due di questi determinano i condilomi (o creste di gallo) che danno inizio alla proliferazione.
Non sono maligni ma crescono, danno fastidio e sono contagiosi, poi ci sono i ceppi oncogeni, più aggressivi, che se non vengono eliminati possono diventare carcinoma (con un’incidenza del 1%) dopo 10/15 anni di infezione non risolta” spiega E.F., ostetrica presso il Consultorio Asl di Domodossola.
Si tratta di un virus molto antico, trasmissibile attraverso i rapporti sessuali e che: “Determina il cancro al collo dell’utero,
malattia che prima dell’invenzione del pap Test negli Anni Cinquanta mieteva moltissime vittime – spiega Michele Croce, ginecologo presso l’ospedale Castelli di Verbania – in quanto era possibile effettuare solamente diagnosi tardive visto che il virus causa infezioni inizialmente non visibili, nel momento in cui i sintomi diventano visibili significa che la malattia è già estesa e in stato avanzato, a quel punto già inoperabile.
Grazie al pap test oggi è possibile fare una diagnosi precoce che cambia completamente la prognosi, incidendo sulle terapie e sull’operazione da effettuare e soprattutto sulla percentuale di sopravvivenza della paziente. Ad oggi esistono solamente tre cancri per i quali è possibile fare uno screening: collo dell’utero, mammella e colon–retto. Lo screening cambia completamente tutto”.
L’ostetrica intervistata spiega come: “la maggior parte delle 40enni di oggi sicuramente hanno contratto il papilloma virus e lo hanno superato.
Molte donne sono spaventate ma non è un problema l’infezione in sé, basta tenersi monitorate.
Essendo un virus, il nostro sistema immunitario lo combatte, l’organismo contrasta il virus e lo elimina, soprattutto se si tratta di ceppi non aggressivi. Fondamentale però, ci tengo a sottolineare, è essere controllate, monitorare l’evolversi della cosa.
Le tempistiche corrette per farlo sono pap testa ogni tre anni, come prevenzione e HPV test ogni cinque anni; consigliabile anche un controllo ginecologico ogni 2 anni perchè non esiste solo il collo dell’utero, esistono anche il corpo dell’utero, le ovaie e la tube da tenere sotto controllo”. Secondo Mondino si tratta di un “argomento ancora troppo poco pubblico, è ancora un tabù eppure si riscontrano 500mila casi di tumori alla cervice uterina, numero che potrebbe drasticamente diminuire con il vaccino, fino a scomparire del tutto.
Bisogna uscire da ragionamenti etici e moralisti legati alla sessualità, non si tratta di sdoganare comportamenti sessuali, bensì fare della semplice prevenzione”.
VACCINI
Esiste un vaccino per combattere il papilloma virus, “Di tutti i tumori esistenti, quello del collo dell’utero è l’unico di cui si conosce la causa al 100% e questa causa è il papilloma virus, si tratta di una scoperta epocale – spiega Lorenzo Gaudiano – una svolta incredibile nella prevenzione. Inoltre siamo in possesso dell’unico vaccino al mondo in grado di prevenire un tumore. Questo non deve passare inosservato”.
Eppure ad oggi la risposta al vaccino raggiunge appena il 60% degli interessati, viene somministrato gratuitamente attraverso l’Asl ai ragazzi entro i 12 anni, per proteggerli prima che inizino l’attività sessuale. “Il vaccino copre il 70% dei casi di Papilloma – spiega Michele Croce – siccome si tratta di un virus che si trasmette sessualmente, in Italia, da pochi anni a questa parte, il vaccino è stato esteso anche ai ragazzi. Si era iniziato a vaccinare solo le ragazze ma successivamente si sono inclusi anche i machi come “portatori” del virus.
La differenza sostanziale sta nel fatto che agli uomini il virus fa poco o niente mentre alle donne può arrivare a causare un tumore”. “Gli uomini sono meno soggetti a complicazioni/neoplasie, sono per lo più portatori, il vaccino serve dunque a ridurre il vettore e la possibilità di infezione” concorda l’ostetrica E.F. che continua: “Ha senso vaccinare prima che il soggetto sia attivo sessualmente, altrimenti più avanti si vaccina generalmente solo persone recidive”.
Il vaccino è gratuito per L’HPV, Human Papilloma Virus
con Asl appunto, mentre se si volesse acquistare privatamente costerebbe 180 € a dose e sarebbero necessarie tre somministrazioni, spiega Gaudiano, che continua: “La Regione Piemonte è tra le punte di diamante per quanto riguarda il progetto di prevenzione HPV. E’ stata una delle prime regioni ad aver dato il via ad un programma di screening (Prevenzione Serena) per HPV e tra le prime a vaccinare.
Da 3 anni inoltre ha allargato la vaccinazione anche ai maschi. Per l’uomo non ha effetti collaterali ma né è veicolatore, per questo è giusto vaccinare tutti, inoltre non esiste un test per capire se l’uomo sia affetto da papilloma virus”. Per il sistema sanitario nazionale infine, vaccinare entro i 12 anni significherebbe un alleggerimento economico visto che: “fino ai 12 anni sono sufficienti due dosi mentre dopo i 13 sono necessarie 3 somministrazioni” chiarisce Mondino.
Come anticipato però l’adesione alla vaccinazione è al di sotto delle aspettative e per di più “solamente una bassa percentuale completa i cicli di richiami. La risposta immunitaria ce l’hai solo con il ciclo completo di vaccinazioni – spiega l’ostetrica – secondo dati del 2018, in Piemonte il 60% dei pazienti maschi ha effettuato il primo vaccino e solo il 18% ha concluso il ciclo. Per le femmine è un po’ più alto, il 75% è stato sottoposto al primo e il 68% ha ricevuto tutte e tre le dosi. Purtroppo non c’è cultura della prevenzione”.
Perchè non bisogna avere paura dell’HPV.
Il nemico principale per la nostra salute è la disinformazione. In un momento storico in cui si è bombardati giorno e notte da discussioni che ruotano attorno alla sanità, risulta fondamentale sapere di cosa si parla e per farlo l’unica via percorribile è affidarsi a chi lo fa di mestiere.
I professionisti a cui ci siamo affidati per avere risposte hanno contributo a creare un quadro chiaro. “L’HPV è tra gli argomenti tra i più attuali in ginecologia. Oggi se ne parla nella maggior parte dei convegni medici ed è una tematica molto studiata siccome si tratta di un virus in costante divenire e necessita quindi di continui aggiornamenti” spiega Gaudiano.
È vero quindi che si tratta di un virus molto presente nella nostra quotidianità che, non avendo sintomi visibili, rimane spesso sotto traccia ma ciò che emerge è che abbiamo tutti gli strumenti per riconoscerlo e combatterlo. Ricordiamo inoltre che, come precisato dall’ostetrica E.F., trattandosi di un virus, il nostro corpo è programmato per combatterlo e renderci immuni.
Analizzare i dati messi a disposizione dal ginecologo Gaudiano può rendere meglio l’dea:
“Su un campione di 100 ragazze di età compresa tra 20/25 anni, la percentuale di contagiate da papilloma virus è del 70 %, cioè 7 ragazze su 10 risultano positive. Per lo stesso campione analizzato anni dopo, in fascia di età tra 30/35 anni, l’incidenza è del 7% perchè si sono immunizzate.
Negli anni 70 vedevo una paziente con cancro al collo dell’utero ogni 8/10 giorni, negli ultimi anni le pazienti con tale tumore le conto sulle dita di una mano”. È per questo che non bisogna avere paura, perchè si tratta di un qualcosa con cui siamo in grado di convivere, ma non averne timone non significa in alcun modo non averne consapevolezza: la prevenzione e il controllo sono gli alleati migliori su cui fare affidamento.
Per qualsiasi informazione, è possibile consultare il sito www.gisci.it/le-100-domande-hpv